Come individuare il vocal coach adatto



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OIP

Quest’argomento è contemporaneamente: delicato, forte, di comune interesse e scottante!

Lirica o Moderna?

Sarebbe sensato pensare che se vuoi studiare Canto Lirico trovi un insegnante di Canto Lirico e se vuoi studiare Canto Moderno ti trovi un insegnante di Canto Moderno.

Ma se la stessa persona insegna entrambe le cose?

Possibile?

Eccomi qui a cercare di dare il mio contributo per fare un po’ di chiarezza in questa spinosa questione.

Pride & Prejudice

Non vale per tutti, ma nella stragrande maggioranza di casi avviene questo:

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1: il cantante lirico guarda l’intero mondo della musica non lirica come qualcosa di gretto, triviale, per niente sofisticato, per nulla degno di essere considerato altro se non banale intrattenimento per i mortali. 

      Quello non è cantare, quello è gridare!

Col microfono siam bravi tutti! 

(Mai visto niente di più snob)

Poi anche per il cantante lirico arriva la fame e si mette ad insegnare a caso le “canzonette” che disprezza, limitandosi a vivere con disgusto l’esperienza in questione e facendo ben attenzione a che non si sappia in giro.

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2: la fame, si sa,  è un male diffuso, quindi il cantante moderno, o vocalist,  per tenere saldo il proprio mercato, racconta a tutti gli allievi che se incontreranno un cantante lirico non impareranno MAI la tecnica corretta per il canto moderno, perche sono delle tecniche ben distinte e separate e solo loro hanno in mano lo scettro della verità. Per rendere più credibile questa teoria, sono nate delle apposite scuole, chiamate “metodi” che condiscono la disciplina della voce con parole e frasi di stampo psico-anatomico-supercazzolare


Chi ha ragione?!?

A costo di scatenare su di me l’ira di intere categorie di docenti: nessuno, ovvio!

La tecnica, intesa in senso teorico,  è quell’insieme di nozioni, processi, astrazioni e norme applicate ad un’attività. 

E’ nata prima o dopo il pensiero artistico? Insomma… è un uovo o una gallina?

Io preferisco considerarla come qualcosa di sinergico rispetto al pensiero estetico, uno strumento forte per ottenere efficacemente un risultato artistico.

“Avere una buona tecnica serve ad ottenere il miglior risultato possibile col minore sforzo

(chi studia con me ha già in uggia questo mantra!)

Consideriamo adesso il gusto, l’estetica e il condizionamento culturale.

 La rielaborazione di certi paesaggi sonori (mutevoli nel tempo così come i suoni della tecnologia), l’estetica filosofica che si va sviluppando nel corso della storia, la musica prodotta che ascoltiamo in giro, sono tutte componenti che fanno maturare in noi un certo gusto e che ci portano, tecnicamente, a ricercare e adoperare certi suoni per ottenere uno stile a noi familiare.

Cosa voglio dire?

Se ascoltiamo tanto melodramma può sorgere spontaneamente in noi un’impostazione lirica del suono, se ascoltiamo sempre  gorgheggi vertiginosi delle cantanti blues potremmo sviluppare quella capacità tecnica di modulare il suono secondo quello stile. Più si è attenti nell’ascolto, più si è “musicali”, più siamo sensibili a tali condizionamenti e riscontriamo una certa plasticità tecnica che si adatta allo stile.

Mi assumo qui la responsabilità di dire che la tecnica vocale pura non appartiene a nessuna scuola specifica, sono relativamente pochi concetti, ma di lenta assimilazione e che vanno tenuti in considerazione nel corso di tutta la carriera, dalla prima lezione a the final curtain (F. Sinatra, My Way)

E’ il mercato del vocal coaching a volerci convincere che si tratti di cose diverse, di metodi, di tecniche.

Ovvio che da un certo punto in poi per assecondare dei suoni specifici di uno stile bisognerà avere un approccio fisico-anatomico diverso, ma ciò non crea una contrapposizione. Non è vero che chi ha fatto lirica non può fare moderna e viceversa. Diventa vero se nell’orecchio non c’è quello stile, quel gusto, ecco perche alcuni cantanti appaiono ridicoli se “invadono il giardino altrui”

Indovinate un po’?   Basterebbe studiare!

Ma allora come riconoscere un buon coach?

OIP

Sarò brutale: segnerò sulla lavagna una linea verticale e metterò la colonna dei bravi e dei cattivi tenendo in considerazione anche fondamenti ovvi di didattica, psicologia e pedagogia (tematiche che approfondiremo nei prossimi articoli)

Cattivi:

  • Parlano male di chi li ha preceduti nell’insegnamento
  • Parlano male di una o diverse “scuole” o “metodi” cercando di convincerti che il “metodo x” sia l’unico valido
  • Danno per scontato di essere più bravi dell’allievo (facendotelo pesare)
  • Sono invidiosi se l’allievo li supera, invece di gioirne
  • Non hanno idea di come si scopra la tonalità di un brano
  • Sono allergici alla tastiera del pianoforte
  • Non hanno conoscenza alcuna di teoria, solfeggio e armonia
  • Non ammettono i propri errori davanti all’allievo

Buoni:

  • Parlano con rispetto (meglio ancora tacere) di chi li ha preceduti nell’insegnamento
  • Traggono il meglio dalle tecniche già note, plasmano il percorso tecnico sull’individualità e le esigenze specifiche dell’allievo
  • Cercano di scoprire il potenziale dell’allievo e portarlo più possibile alla luce
  • Fanno di tutto affinché l’allievo superi il maestro
  • Sono musicisti, oltre che cantanti
  • Cercano di migliorarsi ogni giorno, vocalmente, musicalmente, atleticamente e didatticamente
  • Non nascondono all’allievo i propri punti di debolezza, anzi li mettono in campo per fare ricerca insieme!

NOTE:

  • Per quanto l’esperienza sul campo sia importantissima, non è detto che un coach giovane sia meno valido, anzi, può avere dalla sua parte energia, entusiasmo, voglia di ottenere risultati ma soprattutto (non sottovalutiamolo mai!) reale bisogno di lavorare, quindi punta al soddisfacimento del discente 
  • Attenti ai prezzi! In questo campo non è detto che i costi corrispondano a qualità, ovvio che ci sono le eccezioni, ma esistono molti coach che usano la propria fama per farsi pagare molto e ti dicono in 10 lezioni, e a miracol mostrare, quello che potrebbero dirti in 10 minuti ottenendo lo stesso risultato. Allo stesso modo troverete nelle scuole di musica di provincia dei validissimi musicisti, rigorosamente sottopagati, che si spremono didatticamente per voi

Infine

La cosa davvero importante, ancor più delle specifiche competenze (che si suppone verranno man mano che si prosegue nello sviluppo e nella formazione personale), è la capacità di empatia e comunicazione. Se la zia Gigia è capace di farti innamorare della musica e tu a 40 anni ancora ti ricordi la successione delle note nella scala come te l’ha insegnata lei…. Allora la zia Gigia è una grande Coach senza titoli di studio